Gli organi di Gaetano Callido a Forlì

Fra le città di Romagna, Forlì si distingue fra tutte per il cospicuo numero di organi di Gaetano Callido: alla fine del Settecento, la città poteva infatti vantare ben nove strumenti del celebre organaro veneziano. Il Duomo ne possiede due: uno da subito destinato alla Cappella della Madonna del Fuoco, ed uno proveniente dal convento dei PP. Minori Osservanti. La chiesa del Suffragio, la chiesa di Santa Maria dei Servi e la chiesa di San Giuseppe hanno conservato i loro strumenti originali. L’organo del Santuario di Fornò fu trasferito nella chiesa di Santa Lucia pochi anni dopo la sua costruzione; purtroppo, lo strumento risulta oggi non funzionante. Degli altri tre strumenti costruiti per Forlì (Monache Domenicane, Monache di Santa Caterina e Monache alla Torre) si è persa ogni traccia. Probabilmente uno dei tre confluì nello strumento di Chianei per la chiesa della SS. Trinità: quando l’organaro Vincenzo di Pietro di Teramo restaurò l’organo nel 1949 dichiarò infatti di aver utilizzato “tutte canne di Callido”.

Nel 2018, Il Soroptimist International Club di Forlì, con la consulenza artistica dell’organista forlivese Giulia Ricci, riuscì per la prima volta a creare una rassegna organistica sotto il nome di “Organi Callido a Forlì”, impiegando cinque strumenti di Callido: gli organi delle chiese del Suffragio, di San Pellegrino, della Ss. Trinità e i due strumenti in Duomo. Forlì Antiqua rileva nel 2024 il nome, il logo e l’attività interrotta dal Soroptimist per riproporre una rassegna d’organo in stretta continuità con gli intenti originari dell’iniziativa: far suonare tutti gli strumenti funzionanti del Callido e promuovere consapevolezza nel pubblico della forte responsabilità civica nel processo di corretta conservazione e funzionamento degli strumenti stessi. Al momento della riproposizione di “Organi Callido a Forlì” 2024, Forlì Antiqua riesce nell’intento di far risuonare, per la prima volta dopo oltre dieci anni, anche l’organo Callido della Chiesa di S. Giuseppe dei Falegnami, che non era stato possibile includere nella prima rassegna soroptimista.